Danilo Picchiotti

PRESENTAZIONE

dell'artista

Benché sia un artista di grande creatività, le occasioni per vedere le sue opere in Italia sono  estremamente rare. Nessuna antologica gli è stata ancora dedicata, ed e' ciò che rende " un'occasione eccezionale", questa mostra virtuale che presenta l'interessante poetica di questo artista, il suo stile e i suoi temi preferiti.

 

"Danilo Picchiotti vive così come dipinge fuori da ogni attività circoscritta, sempre alla ricerca di nuovi spazi per esprimere la mai definita e realizzata coscenza, di nuovi vuoti in cui immergersi alla ricerca di possibilità originali di autentica libertà artistica. Il suo modo di lavorare è passionale e fulmineo: sui suoi quadri ci sono gli effetti di passaggi veloci, avvenuti d'istinto e senza riflessione. E' una libertà creativa istantanea, un'azione artistica che nasce prima, ed è più veloce, di ogni scelta. La sua decisione di dipingere astratto esprime il desiderio di non avere limiti, di non sottostare a regole estrene e di trascendere le dimensioni per essere "sempre altrove e dappertutto nello stesso tempo, dentro il cuore delle cose e degli esseri".

Per questa esigenza di libertà Danilo Picchiotti non si identifica in nessun gruppo o scuola di pittura, conosce e studia l'arte astratta, ma vive la sua esperienza da solo".

Alberto Bistarelli

 

LA MATERIA SULL'OPERA

di Picchiotti Danilo.

“Nell'attività artistica di Picchiotti l'informale, nelle sue molteplici declinazioni poetiche, è uno dei movimenti dominanti nello scenario artistico occidentale. Tra i motivi fondamentali di questo ampio atteggiamento culturale vi è il rifiuto di ogni collegamento con il retaggio della tradizione, della storia stessa. Il critico "militante" Michel Tapié, nel 1952, affermava che l'obiettivo del clima informale era di fare un'"art autre", svincolata cioè da ogni legame con il passato.

 

Nella pittura di 'Picchiotti vi è un'ansia di ricostruzione, fondata sulla necessità di nuovi valori, in grado di sopperire all'ormai vacua idealità di fine Ottocento, naufragata nei conflitti mondiali in un clima di generale rigetto e secessione.
Una sottile, spesso contaminata, linea di demarcazione è stata rintracciata tra informale materico ed informale segnico: alcuni artisti resteranno prevalentemente materici, come   Jean Fautrier, Antoni Tápies, Jean Dubuffet, Alberto, Burri.”

Jean Daniel Mura

artisti informali

e l'informale materico

L’informale di materia è la tendenza che maggiormente si manifesta in Europa.

Deriva da un’antica dicotomia da Platone in poi: la polarità materia-forma. Il primo termine indica il magma informe delle energie primordiali, il secondo definisce l’organizzazione della materia in organismi superiori.

 

Questo contrasto materia-forma diventò un termine problematico nella scultura di Michelangelo e da lì ha influenzato, attraverso la riscoperta di Rodin, la scultura moderna.

 

Con l’Informale anche i pittori si appropriano di questa problematica, proponendo immagini in cui i valori estetici e espressivi sono quelli dei materiali utilizzati.

L’informale di materia inizia nello stesso anno in cui Pollock inventa l’action painting: il 1943.

 

 

 

Protagonista è il pittore francese Jean Fautrier, che, rifacendosi alle esperienze del Cubismo sintetico di Picasso e Braque e alle ricerche surrealiste di Max Ernst, inserisce nei suoi quadri materiali plastici che emergono dalla superficie del quadro.

 

In tal modo rompe il confine tra immagine bidimensionale e immagine plastica, proponendo opere che non sono più classificabili nelle tradizionali categorie di pittura o scultura.

 

Ai valori espressivi dei materiali si rivolgonouropei: tra essi emergono soprattutto il francese Jean Dubuffet, lo spagnolo Antoni Tápies e l’italiano Alberto Burri.
Quest’ultimo, in particolare, propone opere dalla singolare forza espressiva, ricorrendo a materiali poveri: legni bruciati, vecchi sacchi di juta, lamiere, plastica...

arte astratta ed arte informale

 

 

Ciò che va rilevato è che l'Astrattismo, nelle sue varie forme, compie in sostanza un'opera di allontanamento, di astrazione, di straniamento dalla realtà naturalistica, mutevole e fenomenica, entro la quale viviamo, il che implica, comunque, l'intenzione di rapportarsi con essa, se non altro per negarne o stravolgerne le forme, secondo la ricerca consapevole di una spiegazione filosofica, e in definitiva razionale, del legame referenziale fra immagine e realtà.


Sul tema dell'Astrattismo è particolarmente significativo un libro scritto nel 1908 da Wilhelm Worringer, fra i primi ad utilizzare tale termine, "Astrazione e Empatia", che analizza la posizione in cui si pone l'uomo nei confronti della natura, distinguendo un atteggiamento di einfuhlung (empatia), un sostanziale equilibrio, una comunione spirituale fra essere umano e mondo reale, da un atteggiamento di rifiuto, di angoscia e precarietà per la condizione dell'essere uomo (….)

 

La seconda guerra mondiale, un'immane tragedia che sconvolge in profondità la coscienza storica e filosofica dell'umanità, incide in modo molto significativo sulla struttura culturale del tempo, e sull'arte in particolare (...)

 

 

 

In questo clima storico-culturale si afferma la pittura informale, che si configura subito come antagonista del passato, come rifiuto di qualsiasi legame culturale con esso, peraltro già reciso dalla guerra, come trionfo dell'irrazionale e negazione di quel substrato intellettuale e spirituale che caratterizzava la pittura astratta.


Come sempre, l'Informale ha relazioni e dipendenze dal passato che pure nega, collegandosi soprattutto ai recenti movimenti artistici europei, dall'Impressionismo in poi, a conferma che la storia dell'umanità, e con essa la storia dell'arte, si svolge senza soluzione di continuità e che ogni presente è figlio del suo passato: ha la carica emotiva dell'Impressionismo, l'anticonformismo dei dadaisti, l'aggressività dell'Espressionismo, il misticismo della pittura surreale (…)

 

da "Arte astratta ed arte informale" a cura di Vilma Torselli, 2002